Cari musicisti combattenti, questo mese poche novità dal fronte, si aspetta il nemico sotto il sole e come sempre che arrivi l'autunno, cadano le foglie e si abbassino i prezzi delle telecamere 4k.
Ma intanto scriviamo di un tema che non passerà mai di moda e che non è soggetto a obsolescenza tecnologica: la scrittura creativa.
Allora visto che siete tutti musicisti più bravi di me, cominciamo con il mettere da parte, per ora, la composizione e l'arrangiamento, e mettiamo a fuoco solo i testi, magari con le lenti che vi ho suggerito nella scorsa puntata.
Perché anche voi chitarristi scrivete testi vero? O non ci avete mai provato?
Bene sappiate che se non avete cominciato da piccoli siete spacciati! Scherzo ovviamente. A parte lo studio del violino e del contorsionismo sono convinto che qualsiasi cosa si possa imparare da grandi. È vero però che le canzoni migliori e gli album migliori nascono nella fase giovanile di quasi tutti gli autori di musica leggera, perché?
La risposta me l'ha data Niccolò Fabi in una bellissima masterclass tenutasi alla scuola Saint Louis di Roma: "le canzoni migliori si trovano nella prima produzione di molti gruppi e artisti perché la canzone è il luogo delle pulsioni elementari". Sesso, droga, rock & roll, amore, delusioni, incazzature...sogni.
Ecco l'illuminazione, il Sacro Graal che ho sempre cercato per capire perché più vado avanti e meno scrivo. Magari ho affinato la tecnica ma ho sempre meno urgenza di esprimere queste pulsioni. Questa è la triste verità. Scrivete finché siete in tempo, il resto è solo rielaborazione!
Non in tutti i generi ovviamente, ma pensate al punk e al rock e ditemi se il buon Fabi non ha ragione da vendere.
Chi regge meglio il passare del tempo è chi scrive canzone d'autore, come Caetano Veloso, e in genere gli autori più filosofici. Lo diceva anche Bompiani, il famoso editore: perché un libro non passi di moda deve nascere già vecchio.
Ma cosa si intende per canzone d'autore? Semplice, pensate ad un quadro di Mirò o a un film di Fellini, cosa vi colpisce? La riconoscibilità di un mondo che prima non esisteva e che rende quell'autore unico. Ma allora perché i cantautori spesso ci sembrano tutti cloni di qualcun altro? Forse perché non fanno affatto canzone d'autore, sono nella fase del cosiddetto manierismo, in cui si affina la tecnica ispirandosi ai propri maestri.
Ma allora se le cose migliori si scrivono da giovani, come si fa a staccarsi precocemente dai maestri? Non ho la risposta a questo e mi son dimenticato di chiederlo a Niccolò Fabi, ma sospetto che abbia a che fare con la sperimentazione e il coraggio di fare cose brutte finché non diventano belle. Una botta al cerchio e una alla botte, giorno dopo giorno, non vergognandosi delle proprie piccolezze, mettendosi in gioco. Come ha dimostrato Milan Kundera nei suoi libri, spesso autobiografici, attraverso la scrittura anche le figuracce, anche gli errori si nobilitano, l'arte fa una capriola e rende un'esperienza misera patrimonio collettivo, in cui molti possono riconoscersi.
A tal proposito Stefano di Battista, che ha suonato nell'album-capolavoro La Cura Del Tempo di Niccolò Fabi ha detto: "A Niccolò, te nun sali sul palco pe' fa' vede quanto sei forte, ma pe' fa' vede quanto sei debole!"
Ovviamente debole va pronunciato alla romana con la tripla "b".
Ecco in sintesi i tre segreti: pulsioni elementari, riconoscibilità, debolezza.
Facile no?
Buona scrittura
P.S.:date un occhiata anche alla imperdibile video-lezione sulla scrittura creativa di Goran Kuzminac su www.youtube.com/acoustictellers
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Ecco che mi ero preparato per i miei dieci giorni di mare. Mi ero comprato le pinne e la maschera da Decathlon e quasi volevo portarmi anche la bici per fare tanto sport e vita sana in un bel campeggio lontano dalla città. Ma poi mia moglie dice che visto che amo nuotare è meglio approfittare per fare grandi nuotate, che la bici ce l'ho già a Roma tutto l'anno. Va bene, che nuoto sia! Senza distrazioni. Arriviamo al mare in un campeggio in provincia di Grosseto, entro in edicola per comprare qualcosa da leggere, l'ombrellone che ogni anno dimentichiamo a casa e la mini-trivella di plastica. Chiedo: "avete anche qualcosa in inglese o francese?" "No qui solo giornali e libri in tedesco e in italiano, turisti inglesi e francesi qui pochi". "Va bene allora prendo questo" e indico un libro a caso dell'Economica Feltrinelli. Zero zero zero di Roberto Saviano. 430 pagine a 10€ mi sembra un affare visti i 19€ dell'ombrellone e i 2,90 per la trivella di plastica. Così appena in spiaggia inizio a trivellare per piantare il nuovo ombrellone, indosso la maschera e mi avvio verso l'acqua con le pinne in mano. Dopo qualche passo ci ripenso, mi dico che prima di entrare in acqua è meglio leggere un po' per digerire il pranzo. L'unico problema è che nei successivi 4 giorni in acqua non sono mai entrato, se non con i piedi per poi dire "no amore è troppo fredda, tu vai che io torno a leggere". Anche i vicini di ombrellone si devono essere chiesti che strano essere io sia: con trenta gradi all'ombra sempre a leggere senza mai fare un bagno, sempre col cappello da pescatore in testa, sempre su quel lettino senza cambiare posizione. La verità è che in quei quattro giorni io non ero lì, ero nelle foreste della Colombia con le Farc, ero in Messico con il feroce cartello degli Zeta, ero in Calabria nel porto di Gioia Tauro e ovunque ci fosse cocaina da smerciare e giri d'affari di miliardi di dollari. Sentivo i proiettilli e le coltellate, le autobombe e gli aerei che spruzzavano diserbanti chimici, tutto il mio mondo era fatto di storie incredibili. Feste, donne, auto sportive, tradimenti, esecuzioni, campi di cocaina grandi come intere regioni italiane, guerre in pieno centro cittadino, giornalisti coraggiosi e torture raccapriccianti. La scusa con mia moglie è ogni giorno diversa: ho lasciato le pinne e la maschera nella tenda, non ho digerito bene, oppure ho prurito alle gambe...la salsedine non so, domani giuro amore che faccio il bagno con te! Ma domani ho altre cento pagine da leggere, devo vedere come finisce la storia e come funziona il mondo, anzi devo trovare ispirazione per una canzone sulla cocaina. Mi son portato anche l'ukulele e la macchina fotografica ma in questi quattro giorni per me non c'è altro, solo Saviano e il suo stile freddo e conciso. Chi dice che in Italia non ci siano scrittori al livello di quelli sudamericani? Noi abbiamo due fenomeni a livello Marquez ma non lo sappiamo, uno è Erri De Luca e l'altro è Saviano. Quello di Marquez è "realismo magico", quello di Saviano è "realismo tragico" ma mi fanno viaggiare allo stesso modo e allo stesso modo mi fanno piangere. Mi sento così vicino a loro che alla fine mi commuovo per le loro sventure o per quelle dei loro personaggi, nessun altro mi fa questo effetto, loro due ed Erri De Luca. Finito Zero zero zero, sono disperato, corro in edicola e chiedo se hanno qualcos'altro di Saviano, a costo di comprare un'altro ombrellone e un'altra trivella. Trovo solo Vieni Via con Me, un libretto di 150 pagine. Non ci siamo, mi rimangono 6 giorni di campeggio e ho bisogno di almeno 600 pagine per sentirmi vivo. Ormai è una droga, come quella di cui parla Saviano nei suoi libri, sono dipendente o narcotizzato o alienato fate voi. Alla fine per variare prendo anche un libro di Pennac, così spero di uscire dalla "savianite" acuta che mi affligge. Torno sotto l'ombrellome con un po' di frutta biologica per farmi perdonare da mia moglie. La offro anche a i vicini per dimostrare che nonostante quel cappello da pescatore e la pila di libri sono normale, che parlo e mangio come gli altri. Ma poi subito riprendo a leggere. Due, tre pagine di Pennac, sì carino, divertente, ma daaaai, ridatemi Saviano cavolo, quello sì che va giù pesante, cos'è sta roba francese? Ridatemi stragi, terroristi, mariuoli ed eroi! Poi a pagina 29 di Vieni Via Con Me il buon Roberto fa la lista delle 10 cose per cui vale la pena di vivere. Sapete qual'è la numero 7? Tuffarsi in mare! Lascio il libro sul lettino, mi tolgo quel ridicolo cappello da pescatore, infilo le pinne e la maschera e, forse per la prima volta nella mia vita, mi tuffo in mare. Grazie Roberto! |
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