Cari fratelli chitarristi acustici, come andiamo? Siete andati al concertone del Primo Maggio o come me avete fatto zapping e beccato Gazè e Mesolella mentre coinvolgevano 300.000 persone e li avete un po' invidiati?
Mia moglie mi ha detto: "ma perché non vai a suonare anche tu al concertone?" E io gli ho risposto: "no oggi non mi andava, magari l'anno prossimo!"
Purtroppo solo i più ingenui tra noi si illudono che sia facile andare a San Remo o calcare palchi importanti, i fattori sono tanti e riguardano più la produzione e il marketing che la nostra volontà o capacità individuali.
Allora cosa resta a noi umili artisti eterni-emergenti?
Mia moglie mi ha detto: "ma perché non vai a suonare anche tu al concertone?" E io gli ho risposto: "no oggi non mi andava, magari l'anno prossimo!"
Purtroppo solo i più ingenui tra noi si illudono che sia facile andare a San Remo o calcare palchi importanti, i fattori sono tanti e riguardano più la produzione e il marketing che la nostra volontà o capacità individuali.
Allora cosa resta a noi umili artisti eterni-emergenti?
I matrimoni, il pianobar, l'auto-produzione.
Sui primi due sorvoliamo, li ho fatti, mi son serviti e tutto quanto ma forse siete voi a poter insegnare a me le migliaia di cover necessarie per essere dei veri professionisti. Io del pianobar amo però una cosa, il fatto che puoi dire a una tastiera o un computer l'accordo e lui fa tutto l'arrangiamento! Lo so che l'effetto è spesso amatoriale e poco musicale, ma proprio questo è il senso di questo articolo, buttare giù il pregiudizio verso gli automatismi, abbattere i preconcetti verso le povere macchine che si fanno in quattro per aiutarci e noi sempre a disprezzare.
Innanzitutto le hanno usate anche compositori seri come Karlheinz Stockhausen, e poi il loop di per sé non ha mai ucciso nessuno, anzi è alla base di molta musica modale, in forma di pedale, tappeto sonoro, ritmo su cui ballare o andare in trance come un derviscio.
Il problema dei loop audio armonici e melodici è che sono spesso in una sola tonalità e trasporli li rende un po' artificiali. Essendo noi chitarristi acustici un po' fissati con la verosimiglianza non possiamo accontentarci e allora potremmo usare dei loop midi che usano dei suoni campionati, ma ecco che ritorniamo all'effetto pianobar anni novanta. Che fare?
O chiamiamo dei musicisti veri e andiamo a suonare sul palco del Primo Maggio, o studiamo tutti gli strumenti e suoniamo tutto noi traccia su traccia in studio, o usiamo degli arrangiamenti automatici basati su loop audio di ultima generazione. Cosa intendo per ultima generazione? In pratica ogni loop audio è stato registrato in tutte le tonalità, accordo per accordo, nota per nota!
Quando le librerie di suoni incominciano ad essere di centinaia di megabyte o di gigabyte, allora siete quasi sicuramente di fronte ad un arrangiatore automatico abbastanza recente.
In pratica si tratta dell'evoluzione degli strumenti virtuali, o se volete, di più strumenti virtuali messi insieme.
L'idea venne già in mente alla Roland tanti anni fa con Quartet, un plugin che conteneva quattro strumenti, ma nessun loop, quindi andavano suonati via midi con una tastiera e registrarti su un sequencer tipo Cubase.
Poi nacquero i batteristi virtuali, i bassisti virtuali e i chitarristi virtuali, tutti con suoni e loop già registrati per ogni accordo e ogni singola nota a diverse velocity.
Oggi infine ci sono delle app per iOS e Android che basta inserire l'accordo e loro suonano nello stile prescelto. Addirittura Music Memos per iphone e ipad riconosce gli accordi che noi suoniamo sulla chitarra o sul piano!
Tutto ciò è bestiale, ma non illudiamoci che chiunque possa fare miracoli.
Ci vuole gusto e bisogna togliere e aggiungere tracce per rendere il tutto personale, ma è sicuramente un aiuto verso il nostro sogno di autosufficienza totale, altro che Max Gazè!
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